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Il Suono come Esperienza e Terapia
Luglio-Agosto 2019 - A cura di Alessandra Brusegan (sito web: conimmensacura.it)
In un portale che tratta di inquinamento acustico e rumori che disturbano, è una bella sfida parlare di suoni che, invece, accarezzano e curano.
I Suoni nella nostra vita L’esperienza quotidiana ci dimostra che ci sono suoni, armonie e brani musicali che danno i brividi, altri che eccitano e aumentano la pressione del sangue e altri ancora che, al contrario, feriscono e indispongono. La potenza dei segnali sonori è ancora misteriosa e quasi completamente sconosciuta; e ciò che più intriga gli studiosi è il fatto che il cervello avverta i suoni in modo automatico, incosciente e senza che occorra consapevolezza. Sembra che l’udito sia il primo senso che si sviluppa nei feti e che suoni e musica siano percepiti a livello innato, in una porzione del cervello profondamente connessa con le nostre emozioni più intime e nascoste.
Dal punto di vista fisico e spaziale, il suono è una variazione di pressione dell’aria. I suoni nascono da un’oscillazione che fa letteralmente vibrare le particelle di aria che si trovano nelle immediate vicinanze della sorgente: ogni particella, investita da questa pressione, fa muovere e vibrare le particelle che la circondano in un vero effetto a catena. Quando questa oscillazione arriva alle cellule ciliate del nostro orecchio viene interpretata come un suono dal nostro sistema nervoso. Le stesse vibrazioni arrivano allo stesso modo anche alle orecchie di chi soffre di sordità ma non generano impulsi cerebrali. Tranne in un caso: è incredibile, ma anche le persone gravemente sorde sono in grado di sentire la musica e le vibrazioni (1), specialmente se a bassa e bassissima frequenza: le avvertono direttamente nelle ossa o attraverso sensazioni tattili alle estremità, nelle mani e nei piedi. È evidente, quindi, che è l’intero organismo che viene investito dalla pressione sonora e la “ascolta” attraverso diversi canali e non solo grazie alle orecchie. Ed è proprio questo il punto da cui partiremo per raccontare come il suono possa essere un’esperienza sensoriale, anche terapeutica volendo.
Il suono è dunque una pressione, un’energia che, come abbiamo dimostrato, investe, colpisce e avvolge il corpo intero come in un contatto fisico vero e proprio: ci sono suoni che sanno entrarci dentro e arrivare davvero nel profondo delle membra. La sirena di una nave, qualcosa di pesante che cade nella tromba delle scale, il suono di un basso, la musica della discoteca… sono sensazioni che tutti abbiamo provato. E in quelle occasioni è come aver sentito un colpo in pancia, qualcosa che sfiorava le ginocchia o un brivido sulla fronte: ecco la pressione che investe fisicamente l’organismo. L’aspetto più affascinante e intrigante di tutto questo sta nel provare, esercitandosi, ad avvertire alcuni suoni proprio in questo modo: concentrandosi più che sulla percezione uditiva, proprio sulle sensazioni fisiche e tattili. Come mani che massaggiano, alcuni suoni riescono davvero a toccarci.
Ascoltare basse frequenze suonate in modo ritmico è un’esperienza sensoriale piacevole ed eccitante. E lo è soprattutto dal punto di vista fisico ed emotivo. Nessun riferimento, però, alle pratiche di musicoterapia e suonoterapia. Queste discipline sostengono che esponendosi a particolari frequenze sonore si può ri-allineare e rimettere in equilibrio la propria personale frequenza di vibrazione e guarire dalle malattie. Si tratta, tuttavia, di tesi che non sono ancora accreditate dalla comunità scientifica e che non tratteremo in questa sede. Ci dedicheremo, invece, a qualcosa che è vero, vivo e alla portata di chiunque: le sensazioni tattili che derivano da alcune esposizioni sonore particolari. Con l’obiettivo inedito di imparare a riconoscerne il tocco e trarne beneficio dal punto di vista fisico e sensoriale soprattutto.
Questa è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita: il Gong è quel famoso piatto di metallo di origine orientale, che è anche uno degli strumenti musicali più antichi del mondo. Il concerto di Gong, suonato rigorosamente dal vivo sia all’aperto sia al chiuso, si chiama bagno perché il suo è un suono così avvolgente, denso e penetrante che riempie tutto lo spazio intorno a sé dando proprio una sensazione di immersione. È un’emozione forte, umida e primitiva, quasi primordiale: in molti, infatti, ad occhi chiusi sentono come un ritorno all’acqua del ventre materno.
Per questo massaggio si utilizzano delle ciotole di metallo (in realtà, più che un metallo è una lega di diversi metalli) che hanno decine di dimensioni diverse: dalle più piccole che hanno un diametro di 7 cm, alle più grandi che arrivano anche a 39 cm e pesano oltre 4 kg. Si suonano con dei piccoli percussori di legno che, più che battere sulla ciotola, devono essere strisciati lentamente proprio sul bordo. Il suono che emettono è incredibilmente armonico e varia in frequenza a seconda della dimensione della ciotola/campana. Le sensazioni tattili di questo massaggio sono intensissime perché le campane vengono suonate appoggiandole direttamente sul corpo. È un massaggio frizzante e seducente, molto profondo nonostante le frequenze sonore emesse delle campane siano più alte di quelle del Gong.
I canti gregoriani arrivano intatti direttamente dal Medioevo: si cantano ancora senza accompagnamento musicale e in latino rigorosamente. Le voci cantano all’unisono, nessuna simultaneità di note diverse e nessuna costrizione metrica. La sua particolarità sta nel fatto che la frase cantata è perfettamente integrata con il respiro dei cantori mantenendo però ritmo e armonia. L’esposizione ad un canto gregoriano dal vivo è un’esperienza spirituale e meditativa: la sonorità di questo canto monodico è molto profonda e terrena. I muri, il pavimento, tutto vibra quando è investito da quelle onde sonore che hanno, anche, il pregio di avvolgere i presenti in una sensazione di totalità con gli altri.
Sono migliaia gli studi fatti sulla musica e sul suono sinfonico di diversi strumenti a cui si aggiunge anche la voce. Scientificamente sembra proprio che la musica, specialmente quando dà la pelle d'oca (2), stimoli l’attività di uno specifico sistema di neuroni, il Nucleus accumbens, che è quello coinvolto, in generale, nella gestione del piacere e nel rilascio di dopamina. E nello stesso ambito si colloca anche un altro effetto neurofisiologico di una sessione di ascolto della propria musica preferita: intenso è, in questo caso, il rilascio di serotonina ed endorfina che sono i neurotrasmettitori con il compito di risvegliare il benessere e l’impulso vitale.
La magia delle onde sonore è, e resterà presumibilmente, un mistero ancora per un po’ di tempo. Questo però rende ancora più interessante l’idea di sperimentare fisicamente nuove e diverse sensazioni sonore, ricercandone la componente corporea e tattile più che uditiva. Gli esempi qui sopra hanno il solo obiettivo di stimolare la curiosità dei lettori e di promuovere l’ascolto consapevole di ciò che ci circonda, sempre allo scopo di arricchire la propria presenza ed esperienza sensoriale.
Approfondimenti Sentire la musica e le vibrazioni (1): Così ascoltano i sordi. Riflessioni attorno ad alcune testimonianze autobiografiche dei non udenti La pelle d'oca (2): Getting aesthetic chills from music: The connection between openness to experience and frisson
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