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A cura della Dott.ssa Alessandra Brusegan - Business Copywriter - conimmensacura.it - #15JobsChallenge
(Photos on Unsplash). Summary: Un'Analisi Meta-Analitica di Ipsos Rivela l'Efficacia degli Asset Sonori nei Brand. Riuscire a coinvolgere un consumatore, cioè catturare e mantenere la sua attenzione, è ormai una chimera nel contesto mutevole e sempre più frammentato dei media attuali. Ma non è un’impresa impossibile, anzi, si può fare e la chiave sta nella creatività e nel branding. Ipsos, leader globale nelle ricerche di mercato, ha condotto uno studio che ha gettato nuova luce sulla dinamica tra elementi sonori e visivi dei brand, rivelando un risultato sorprendente: gli elementi sonori sono 8,53 volte più potenti dei loro omologhi visivi in termini di performance.
Con il proliferare dei contenuti e la possibilità per i consumatori di scrollare e sfogliare rapidamente ciò che non cattura la loro attenzione, la sfida per catturare e mantenere l'interesse è diventata sempre più ardua. E la domanda che ci si fa (sempre di più) nel mondo del marketing la seguente: “Sto davvero sfruttando tutti gli elementi di branding che è lecito utilizzare?” Gli elementi di branding (o branding assets) sono moltissimi e, in sostanza, sono quegli stimoli non verbali che contribuiscono a definire un marchio. Tipo colori, loghi visivi, personaggi, celebrità, loghi sonori, musica e persino sensazioni olfattive o gustative associate al marchio o al prodotto. Qualunque sia il senso che coinvolgono, il ruolo di questi asset è quello di: - fungere da spunti per il brand senza menzionarlo - intrecciare il marchio in una storia il più possibile coinvolgente - richiamare e innescare i ricordi positivi alla sola vista del brand, per esempio sugli scaffali dei negozi o durante la scansione delle immagini dei prodotti nelle piattaforme di e-commerce.
Il focus dello studio era cercare una relazione tra l'efficacia di ogni video e la presenza/assenza di branding asset, in particolare di asset di natura sonora. Il primo finding riguarda l’assoluta dominanza degli asset visivi rispetto a quelli sonori nei piani di investimento dei brand: 92% contro 8%. Sono l’8% degli ads analizzati utilizzava in qualche modo degli elementi sonori a supporto del branding.
Il secondo insight della ricerca riguarda la sorprendente differenza di potenza tra gli asset sonori e asset visivi: gli elementi sonori, infatti, si sono rivelati 8,53 volte più potenti in termini di impatto sulle performance il che conferma che la sfera “audio” è un’area ricca di opportunità che in pochi, ancora, sfruttano.
Le persone, infatti, reagiscono a un suono fino a 10 volte più velocemente (circa 30 millisecondi) rispetto a uno stimolo visivo. Ma non solo: il modo in cui il nostro cervello elabora il suono è legato più ai processi subliminali che al pensiero cosciente e questo, in effetti, è un canale preferenziale prezioso dal momento che permette al suono/messaggio di superare indenne la barriera cosciente che, di solito, i consumatori alzano quando “sentono” la presenza di ads, annunci, pubblicità. Sembra controintuitivo in effetti: l’obiettivo di un marketer di questi tempi è attirare un cliente anche in modalità “sound off”, mentre scrolla noiosamente un feed… ma è proprio qui che deve giocare la creatività. Il fatto che i branding asset appartengano a più sfere sensoriali li rende ancora più potenti: alcuni esperimenti di psicologia cognitiva hanno osservato questo complesso di stimoli multisensoriali siano in grado di attivare i ricordi in modo sequenziale. Un esempio è quello di Brunel et al. (2009) (1): persone esposte a più tipi di stimoli sensoriali, sia visivi sia sonori, hanno in un secondo momento attivato i loro ricordi dei visivi solo con un’esposizione ai suoni, e viceversa.
Ecco perché abbracciare e sfruttare appieno il potenziale degli asset sonori è
una delle possibili soluzioni al dilemma di attirare l’attenzione dei
consumatori: con il giusto approccio, gli elementi sonori possono rappresentare
un potente strumento di branding per catturare l'attenzione, plasmare le
percezioni e guidare le scelte dei consumatori in un mondo in cui il
coinvolgimento è più prezioso che mai.
____________________ (1) Brunel, L., Labeye, E., Lesourd, M., & Versace, R. (2009). The sensory nature of episodic memory: sensory priming effects due to memory trace activation. Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, 35(4), 1081.
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