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La ricerca del “Silenzio”

Novembre 2021 - A cura di Filiberto Pisoni - Tecnico Competente in Acustica (mail: filiberto.pisoni@fastwebnet.it)

 

Alle volte ci sono parole grazie alle quali si sviluppa un pensiero. In questo articolo, quella parola è “Silenzio”. Molti lo hanno cercato, alcuni hanno provato a descriverlo, pochi sono coloro che lo hanno apprezzato a tal punto da volerlo proteggere.

Il vero silenzio è un riposo per la mente e per lo spirito è l’equivalente del sonno per il corpo: nutrimento e ristoro

(William Penn – politico e teologo britannico – 1644-1718)

Nel silenzio ogni sonorità che si presenta avversa è un rumore che disturba quando quel rumore in mezzo ai suoni interrompe quella sottile armonia di quiete che si è costituita in essi.

Attraverso questa frase si cerca di riassumere quelle constatazioni sorte attraverso l’osservazione spontanea delle reazioni ad un rumore nei due scenari acustici di cui si valutano queste due prospettive: uno scenario in cui la scarsità di elementi sonori amplifica l’introduzione di “novità” acustiche mettendole in primo piano a sovrastare la condizione di quiete esistente; un altro scenario, invece, è ricco di sonorità gradite e che trovano una loro armonia nell’insieme, cui si offrono al gradimento singolarmente, che vengono deturpate dall’intrusione di fenomeni sonori distorti e astrusi da tale contesto.

Il correlarsi di questi fattori è oggi ben noto ed osservato dai tecnici acustici che hanno avuto occasione di constatare che i luoghi nei quali incombe un profondo silenzio sono anche quelli dove i rumori provocano maggiore avversione e sofferenza in quanti ne sono invasi. Sarebbe quindi riduttivo limitarsi a considerare che questa reazione sia correlata unicamente all’intensità del livello sonoro immesso o al suo contributo rispetto ad un livello preesistente, tipico del criterio differenziale assunto nell’ambito delle valutazione richiamata dall’Ordinamento pubblicistico e civile in vigore. Infatti, in un panorama sonoro desolato qualunque sonorità, purché udibile, stimolerà un grande significato emotivo e cognitivo; se non gradita, sarà facilmente vissuta come troppo ingombrante e di rado potrà trovare riferimento nell’ossimoro di quanto si è disposti a sopportare l’intrusione di rumore nel panorama acustico privato.

Per contro, esistono luoghi acusticamente pregiati, costituiti dalla ricchezza di eventi sonori graditi, dove i rumori sono talmente occasionali e sporadici che, invece di disturbare, invitano all’accorgersi di apprezzare il presente. Questo è il contesto che si contrappone allo scenario precedentemente delineato, con cui condivide che qualsiasi introduzione di rumore inquinante è normalmente molto fastidiosa. E’ anche questa una situazione in cui è difficile attendersi che anche una piccola dose di rumore intrusivo venga subita senza suscitare contrarietà; infatti, sono proprio le aree acusticamente sane i luoghi dove l’insorgere dell’inquinamento acustico riscontra immediate rimostranze realizzando il maggior impatto in rapporto all’entità del rumore intrusivo generato.

Fra questi luoghi ricchi e al contempo fragili possiamo riconoscere quelli animati da sonorità naturali, ma anche i momenti in cui l’uomo vive le sonorità come benessere ascoltando ciò che in quel momento sono suoni che risultano piacevoli e che contraddistinguono il panorama sonoro che circonda le persone non afflitte da rumore, composto da suoni e rumori in cui questi ultimi siano ritenuti comunque accettabili e di conseguenza inconsapevolmente posti nel “silenzio” trascurato.

Nel silenzio vero, il rumore intrusivo assume facilmente una importante valenza verso il disturbo spiegabile sia perché l’immissione sonora spicca rispetto al livello del rumore di fondo, specie quando questo è di bassissima intensità, sia ed ancor più perché il contrasto è evidenziato dalla quasi assenza di altri eventi sonori: la percezione udibile, che in questi casi risulta dominante e pressoché esclusiva, attirerà su di sé l’attenzione che con l’andare del tempo sarà prepotentemente occupata a vigilare le sonorità invasive. Note queste correlazioni diviene spiegabile perché in questi casi risultano facilmente rifiutati i rumori. La reazione non dipende dai livelli in deciBel (dB), ma dall’invasività ed estraneità dell’evento.

Se ne trae che il rumore può disturbare perché occupa percettivamente tutto lo spazio sonoro non dividendolo con altre sonorità, oppure perché costituisce un evento alieno che altera l’insieme di sonorità per il ricettore naturale. Per cercare di fare un esempio, possiamo ricondurci all’esperienza d’ascolto con la presenza del famigerato “scartatore di caramelle” che interviene in sottofondo alla musica degli archi, ottoni e voci con un rumore intrusivo che, benché irrilevante rispetto alle sonorità in cui si immette, ha la capacità di disturbare la stragrande maggioranza di coloro che lo sentono.

Tuttavia, per cercare di capire meglio il significato del “silenzio” può essere utile ricercare da dove nasce quella sensazione di armonia e benessere che avvertiamo quanto entriamo in contatto con ambienti in cui la quiete e la tranquillità regnano sovrani. Per farlo, possiamo ricondurci alla scienza medica, attraverso una visione olistica, peraltro nota all’uomo fin dalle antiche culture e civiltà.

Una parte di questo stimolo, pare possa essere da imputare al nostro sistema endocrino e, in particolare, alla funzione della ghiandola pineale, o epifisi, che è una ghiandola neuroendocrina presente nel cervello la quale governa la partecipazione dell'essere umano alla Natura e ai suoi ritmi, attraverso la produzione di melatonina che regola il ritmo cardiaco e dalla quale viene sintetizzata la serotonina, soprannominata anche “l’ormone della felicità”.

Nella visione olistica, essa costituisce il così detto “terzo occhio”, ossia l’occhio dell’anima che tutto vede, legato a quello che fin dall’antichità veniva riconosciuto come il collegamento con lo spirito. Cartesio (filosofo e matematico francese), nel suo libro “Le passioni dell’anima” (1649), sosteneva per l’appunto che la ghiandola pineale racchiudesse la sede della coscienza.

Lo stimolo della ghiandola pineale può avvenire principalmente attraverso il prendersi cura di Sé. Tuttavia può essere d’aiuto anche l’ascolto di suoni binaurali che permettono, come sostenuto nel 1839 dal dott. Heinrich Wilhelm Dove (medico e meteorologo prussiano), di riportare il nostro cervello in un determinato stato vibrazionale che può favorire la concentrazione, il rilassamento e l’apprendimento.

Col tempo abbiamo perso l’abitudine di stare in silenzio poiché distratti dal frastuono, dalle grida e invasi dai rumori che contraddistinguono la nostra quotidianità i quali soffocano il nostro pensiero e le nostre parole non possono essere riascoltate. Dovremmo per questo cercare di educare a riscoprire questa importante risorsa, cominciando ad insegnarla nelle scuole, come sosteneva Tiziano Terzani (giornalista e scrittore) nelle quali dovrebbe essere istituita “L’ora del silenzio, una lezione difficile perché bisogna stare zitti e interrogarsi su ciò che siamo e, soprattutto, su dove vogliamo andare.

 

 

Approfondimenti

- I benefici del silenzio sulla salute mentale dei bambini

- Il silenzio - non un lusso, una necessità (Ufficio federale dell'ambiente - UFAM)

 

 

 

 

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