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Nel futuro dell’acustica si intravvede un sistema meritocratico
Dicembre 2011 - A cura di Luciano Mattevi Meritocrazia un termine spesso invocato, fors'anche usato a sproposito, giacché allude ad una cultura sociale che pare essere svanita, soppiantata da una, più generale, "tirare a campare" che privilegia i risultati di breve periodo, cercando di trarne da questa il massimo giovamento. Al contrario di quanto avveniva in un’epoca poi non molto lontana, in cui la valorizzazione del "meritevole" veniva non solo considerata una preziosa risorsa, riconoscendo a questi il titolo di figura di spicco all’interno di una comunità, ma anche un esempio da imitare. Sebbene tale cerchia culturale fosse ristretta solo ai pochi dotati di una qualche spiccata qualità scientifica o umanistica, il più delle volte maturata con fatica e sacrificio, a loro veniva concesso il privilegio di regolare le sorti di un’azienda o di una nazione. Guardandoci attorno, sembrano lontani quei tempi che da molti sono oramai considerati il retaggio di un’epoca retrograda, la quale ha lasciato invece il passo alla mera convinzione che basti conseguire un "titolo", magari acquisito attraverso un percorso semplificato o poco selettivo, per veder riconosciuto il "diritto" ad un posto di comando. Alcuni Paesi hanno quindi inteso favorire la diffusione della "formazione di larga scala" anche a scapito della qualità del sapere profuso. Ma poi, come al risveglio da un bel sogno, ci siamo accorti che, proprio nel periodo della crisi, i Paesi giudicati più virtuosi sono, ancora una volta, quelli che hanno saputo conservare un impegno per la ricerca, lo sviluppo di sistemi culturali, economici e produttivi tesi a valorizzare il "migliore" o il più "dotato". Un metodo, forse, assai lontano dalle consuetudini locali ma ben sviluppato nell’ambito di quei Paesi cosiddetti all’avanguardia, purtroppo con l’inevitabile conseguenza che il divario che si è venuto a creare con tali realtà risulta oggi assai marcato e profondo. Anche il settore dell’acustica non poteva sottrarsi da tale ineluttabile principio, quale chiara espressione di questo, apparente avulso, pensiero meritocratico. Consideriamo ad esempio l’obbligo dell’etichettatura dei pneumatici che entrerà in vigore a partire dal mese di novembre 2012, la quale dovrà contenente informazioni su: riduzione dei consumi di carburante, frenata sul bagnato e livello di rumorosità esterna di rotolamento. Oppure l’etichettatura degli elettrodomestici, sulla quale sono indicate le prestazioni in termini di rumore prodotto quando il motore dell'apparecchio è in funzione, analogamente a quanto richiesto per la direttiva macchine 2006/42/CE con il livello di potenza sonora garantito. Gli esempi potrebbero continuare ma il principio che di base non cambia. L’obiettivo è quello di sostituire il ricorso a delle soglie limite a quello di valorizzare, rendendole visibili sull’etichetta, le prestazioni del singolo prodotto commercializzato. Il motivo è semplice quanto virtuoso. Al momento dell’acquisto di un bene, il consumatore tende a privilegiare il prodotto migliore, ossia quello che, per caratteristiche qualitative, prestazioni e prezzo, anche se questo parametro non è altrettanto basilare, rappresenta la scelta più conveniente. Inserendo l’informazione relativa al grado di rumorosità, questa viene elevata fra i "valori" di un buon acquisto, analogamente a quanto normalmente accade per la memoria di un computer, i kW/CV di un motore di un’automobile, la risoluzione di uno schermo televisivo, ed altro ancora. Pertanto, se l’acquirente è portato a privilegiare quei prodotti dalle caratteristiche migliori, è facile attendersi che i produttori che dispongono di tali beni possano risultare privilegiati, premiando lo sforzo che le aziende destinano alla ricerca e all’innovazione. Un piccolo esempio di "selezione commerciale" in cui i prodotti migliori crescono e si sviluppano, mentre quelli peggiori vengono lentamente abbandonati dai consumatori. La Germania in questo ambito rappresenta un punto di riferimento, essendo stata capace di sviluppare prodotti di qualità tanto, unico caso al mondo, da saper elevare la semplice etichetta di indicazione geografica di fabbricazione, made in Germany, a vera e propria garanzia di qualità. Un valore aggiunto che, nel mercato globale in cui viviamo, ha favorito la diffusione dei proprio prodotti a scapito di altri qualitativamente inferiori. A questo punto c’è da chiedersi se questa politica commerciale sia o meno quella più adatta per affrontare il futuro. Nel qual caso, solo quelle realtà che sapranno sviluppare sistemi in grado di produrre prodotti di qualità, e almeno per quel che ci riguarda silenziosità, superiore avranno la capacità di difendersi evolvendo.
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