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Parola d'ordine "semplificazione"
Ottobre 2007 - A cura di Luciano Mattevi


Molti dei provvedimenti indicati dall’attuale quadro normativo in materia di inquinamento acustico sono rimasti disattesi. Pensiamo, ad esempio, alla classificazione acustica del territorio comunale, della quale alcune Amministrazioni locali sono tuttora sprovviste, ai piani di risanamento ad essa correlati, agli adempimenti in capo alla direttiva europea in materia di determinazione e gestione del rumore ambientale (2002/49/CE), per terminare con i requisiti acustici degli edifici.

In un quadro generale così increscioso, seppur reale, che senso ha continuare a promulgare nuove leggi quando quelle in vigore non hanno, in alcuni casi, mai visto piena applicazione? Nell'affermare ciò, credo di esprimere un pensiero comune, anche fra gli addetti ai lavori.

In questi anni il Paese ha manifestato difficoltà a reagire con prontezza alle mutate esigenze della popolazione e alle inevitabili necessità di un mondo che sta cambiando rapidamente. La legge n. 447/95, legge quadro sull’inquinamento acustico, ha orami numerosi anni sulle spalle, eppure molti adempimenti sono rimasti ancor oggi incompiuti.

Potrà sembrare fin troppo banale, e se questa è l’impressione che suscito vogliate, fin d’ora, scusare la mia schiettezza, ma perché ostinarsi a voler percorrere una strada che pare senza via d'uscita? Non sarebbe forse meglio intraprendere un nuovo cammino, semplificato nei contenuti ma rapido nella sua attuazione? Io sono convinto di si, perché alle persone che vivono quotidianamente i disagi prodotti dall’inquinamento fonico poco importa delle tante promesse e delle altrettante leggi che dovrebbero offrire loro tutela. Ritengo, invece, che a costoro interesserebbe maggiormente la consapevolezza di avere risposte concrete in tempi certi. Sono altresì convinto che non ci sia la soluzione “in tasca”, anche se, partire da una semplificazione delle attuali regole, è, in ogni caso, un buon inizio.

Molti sarebbero gli esempi da portare a sostegno di questa tesi, uno fra tutti la lungaggine burocratica che coinvolge la fase di studio (analisi e progettazione), così macchinosa, la quale, in certi casi, sovrasta il tempo necessario per realizzare l’opera di risanamento.

L’iter amministrativo al quale è sottoposta l’approvazione di un progetto richiede oggi mesi, se non addirittura anni, per giungere a conclusione, con il risultato che, quasi inevitabilmente, quando l’intervento viene terminato, questi è oramai obsoleto. Un destino questo che sta interessando le barriere antirumore. Infatti, mentre in Italia solo di recente è iniziata una loro diffusa applicazione, nel resto d’Europa si stanno rimpiazzando tali schermi protettivi con altre soluzioni, maggiormente efficaci e durature ma meno impattanti, quali: gallerie artificiali, viabilità alternative, interventi a sostegno di una mobilità eco-compatibile, ed altro ancora.

In certi momenti, ho l’impressione che il ruolo di fanalino di coda che, per molti anni abbiamo rivestito nel campo ambientale, ci abbia persuaso ad un atteggiamento arrendevole in cui si è portati a credere che, in fondo, non si possa fare nulla. Ma, alle volte, è proprio dal nulla, quando meno te lo aspetti, che nascono le idee migliori.
 

 

 

 

 

 

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