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Un invito ad un sano divertimento

Agosto 2012 - A cura di Luciano Mattevi

 

Vivere a stretto contatto, gli uni vicini agli altri, in uno spazio delimitato può, inevitabilmente, far insorgere pericolosi conflitti, specie quando le nostre esigenze vanno a scontrarsi con quelle di quanti ci stanno accanto.

Lo sviluppo urbanistico della società moderna necessita di dover addensare, sempre più spesso, tutte le attività umane entro spazi ristretti. Alcune stime parlano che entro il 2050 la metà dell’intera popolazione mondiale vivrà nelle città. Uno scenario su cui è necessario riflettere per poterci presentare a questo ineludibile appuntamento preparati nel gestire i differenti conflitti che possono sorgere.

A dispetto dei numerosi vantaggi che una vita in comune può determinare, ve ne sono altri, tuttavia, che risultano estremamente negativi. L’inquinamento acustico è certamente uno di questi, causato in primis della concentrazione dei mezzi di trasporto (strade, ferrovie, aeroporti), delle aree produttive e di quelle dedicate allo svago ed al divertimento.

Negli ultimi anni, è notevolmente cresciuta la tendenza ad aprire al divertimento i centri storici nelle città. I tradizionali bar sono diventati dei luoghi di ritrovo per molte persone, luoghi in cui si parla, ci si diverte, si ascolta musica, fino a notte fonda. Fin qui nulla di male, anzi, le emozioni positive possono contribuire a migliorare il benessere della nostra mente e, di riflesso, anche del nostro corpo, tuttavia, queste esigenze non possono eludere il contesto nel quale hanno origine, al fine di evitare inutili, quanto negativi, conflitti, affinché l’esigenza di svago e divertimento degli uni non diventi il supplizio e la sofferenza degli altri. Per evitare questo increscioso risvolto è dunque necessario istituire delle regole chiare, semplici e di indubbia efficacia ma, soprattutto, che siano rispettate e fatte rispettare da quanti hanno l’obbligo di proteggere le loro legittime aspettative.

L’ordinamento pubblicistico italiano risulta molto chiaro al riguardo, prevedendo la valutazione del rumore già all’atto delle domande di autorizzazione all’esercizio dell’attività, attraverso il documento di impatto acustico (art. 8, c. 4 della L.447/95), ma anche indicando le procedure di verifica allorquando l’attività sia già in esercizio. Ciò nonostante, molti di questi adempimenti vengono purtroppo ancor oggi disattesi, limitando gli interventi alla verifica postuma, allorquando la situazione è spesso degenerata nel conflitto fra le parti, con soluzioni che arrivano solo a distanza di mesi, di anni e, in certi casi, mai. Il consenso dei fruitori e i notevoli interessi economici che ne derivano, fanno calare l’attenzione di quanti subiscono una situazione di disturbo, specie se in numero ristretto. Il grado di civiltà di un Paese può essere testato anche da questo.

Durante la cerimonia di apertura dei XXX Giochi Olimpici di Londra abbiamo avuto occasione di apprezzare le scelte operate dal regista Danny Boyle, il quale ha affidato a dai soggetti diversamente abili degli importanti ruoli all’interno della rappresentazione coreografica da lui ideata. Il Regno Unito ha saputo presentare al Mondo non la mera forza economica, che tanto primeggia negli uomini aridi di spirito, quanto la grande forza di ideali e civiltà di cui, ancora oggi, indubbiamente vanta.

Anche il nostro Paese racchiude uno spirito fecondo, composto da gente generosa che, spesso con difficoltà, sopperisce alle numerose inefficienze di un sistema alterato ed è per questi e su questi che potranno essere eretti i pilastri della società di domani, auspicando una qualità di vita migliore. A questi silenziosi "costruttori", si desidera dedicare alcuni spunti di possibili soluzioni per regolare gestioni accorte e responsabili.

  1. Limitare i volumi con apposita apparecchiatura (compressori dinamici dei livelli), a seconda della vocazione della zona nella quale è insediata l’attività;

  2. indicare orari di apertura adatti alla salvaguardia della quiete e tranquillità notturna;

  3. limitare, ed in taluni casi addirittura vietare, addensamenti affollati all’ingresso di quei locali situati in aree densamente abitate;

  4. impiegare diffusori acustici di nuova generazione con fascio di diffusione concentrato nelle sole aree in cui vi è necessità di ascolto, quindi limitato al solo plateatico o spazio confinato;

  5. per i locali maggiormente a rischio, o per quelli in cui sia già stato riscontrato la violazione alle disposizioni impartite, dotare appositi sistemi visivi di "allarme" all’esterno del locale, allorquando vengono superati delle soglie di rumore preimpostate, con invio di un messaggio di allerta alle Forze dell’ordine o al Comando di Polizia locale;

  6. favorire la delocalizzazione di quei pubblici esercizi che necessitano di ampi spazi aperti e musica a volumi elevati.

Non resta dunque che augurarsi che questo flebile alito di speranza non si infranga sugli scogli dell’indifferenza, ma trovi il largo, sostenuto dalla forza delle parole di Giovanni Giolitti (1842-1928), il quale possedeva il fervido convincimento che "…il Governo ha due doveri, quello di mantenere l'ordine pubblico a qualunque costo ed in qualunque occasione, e quello di garantire nel modo più assoluto la libertà di lavoro".

 

 

 

 

 

 

 

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