Una delle prime impressioni
guardando il filmato è osservare l'estrema vicinanza dell'abitazione
all'area portuaria, il che pone in evidenza la questione della coerente
organizzazione dello sviluppo urbanistico del territorio, al fine di
assicurare le
legittime esigenze di entrambe le parti interessate da questa particolare
situazione. Per meglio dire, o le abitazioni sono state costruite a ridosso del
porto, o tale infrastruttura si è espansa eccessivamente a ridosso delle
abitazioni. In entrambi i casi, tali scelte hanno posto le basi per
l'insorgere di un'evidente, quanto per certi versi inevitabile,
situazione di contrasto.
A ciò, si aggiunge il fatto
che le
abitazioni sono state edificate in posizione sopraelevata e questo
limita il campo dei possibili interventi di contenimento del rumore,
giacché riduce, se non escludere, la possibilità di adottare idonei
schermi protettivi (barriere antirumore), da ergere lungo la linea visiva fra sorgente e
ricevitore. E' quindi probabile che, fatta salva l'ipotesi di rivedere
l'organizzazione della logistica del porto, attraverso una sua generale
ridefinizione della viabilità e localizzazione delle aree di
scarico/carico, fra le soluzioni fattibili, almeno nell'immediato,
in grado perlomeno di alleviare il disagio delle persone esposte al
rumore, può essere considerata l'ipotesi di sostenere, anche per mezzo
di contributi economici, l'adozione di interventi direttamente ai
ricettori (edifici), attraverso
l'installazione di finestre ad alto potere fonoisolante e di unità di
condizionamento o trattamento dell'aria per favorire il raffrescamento
delle abitazioni durante la stagione calda, al fine di migliorarne il
comfort abitativo.
Tali interventi, nell'ambito
dell'azione invocabile davanti alla Pubblica Amministrazione, non
trova attualmente degli adeguati riferimenti normativi, dal momento che il
Legislatore nazionale non ha ancora provveduto ad emanare una specifica
regolamentazione del rumore prodotto dalle infrastrutture portuarie.
La questione è tuttavia al
centro di diversi progetti condotti in ambito europeo ma anche
italiano, come è ben rappresentato all'interno dell'articolo pubblicato
nella raccolta degli atti del VII Convegno Nazionale
Agenti Fisici del Sistema
Ambientale Protezione dell'Ambiente (SNPA), dal titolo "Impatto
acustico dei porti nell'ambito dei progetti Interreg Marittimo" (»
vai al sito), il
quale offre una chiara illustrazione sullo stato dei lavori
regolamentari in corso e delle problematiche connesse alla valutazione e
gestione di tali particolari attività.
Pur auspicando l'eventuale
coinvolgimento dell'Agenzia Regionale per la Protezione
dell'Ambiente (ARPA) e del Comune territorialmente competente, grazie ai
quali definire
le possibili soluzioni all'interno di un programma di valutazione
(analisi fonometriche) e gestione (regolamento) del rumore del porto,
resta comunque salva l'eventuale valutazione delle illecite immissioni all'interno
delle responsabilità penali (art. 659 C.P.) e di quelle civili (art. 844
c.c.) alle quali la popolazione esposta al rumore può ricondursi, previa
opportuna valutazione delle immissioni per mezzo di adeguata rilevazione
fonometrica, eseguita da un Tecnico Competente in Acustica Ambientale
(TCAA), di cui all'articolo 2, comma 6, della L.447/95, con la quale
disporre di adeguata "prova tecnica", oltre che di adeguato supporto
legale, grazie al quale vagliare preliminarmente le possibili azioni da
intraprendere, in primis tentare di avviare una mediazione con il gestore
del porto, al fine di veder riconosciuti quegli adeguati elementi di
salvaguardia della Salute che trovano fondamento anche nella possibilità di usufruire
di quelle tipiche esigenze della vita domestica, ovvero dormire.