La
risposta della Redazione
Inquinamento acustico e rischio di chiusura del
locale
Egregio Signor
Alessio,
innanzitutto,
desideriamo complimentarci con Lei per essersi, anche solo semplicemente, posto
delle utili domande. "Prevenire è meglio che curare" e questo motto parte
per l'appunto dalla ricerca di risposte ad alcuni interrogativi che
opportunamente vanno posti prima di iniziare un'attività, al fine di valutare
con attenzione i "pro" e i "contro", cercando di trarne adeguati spunti.
La normativa
sull'inquinamento acustico (Legge n. 447/95, recante "Legge quadro
sull'inquinamento acustico") prevede che la domanda per l'autorizzazione
all'esercizio di un'attività rumorosa (il pubblico esercizio ricade fra queste)
debba essere corredata da una valutazione dell'impatto acustico (art. 8, c. 4).
Tale valutazione, eseguita da un Tecnico Competente in Acustica ambientale
(TCAA), incaricato dal proponente, ha il compito di definire l'impatto sonoro
generato durante l'esercizio dell'attività a causa dei rumori prodotti da
impianti tecnici (condizionamento, aerazione, refrigerazione, impianto musicale,
etc.) e dalla componenti di rumore prodotta dagli avventori (rumore antropico:
vociare e traffico indotto). Ciò al fine di assicurare il rispetto sia dei
valori limiti assoluti (immissione ed emissione) indicati dalla
Classificazione Acustica del territorio comunale, sia dei valori limite
differenziali di immissione, previsti dall'articolo 4, c. 1, del d.P.C.M. 14
novembre 1997, recante "Determinazione dei valori limite delle sorgenti
sonore".
Le condizioni dei
luoghi, ad esempio se il locale è vicino ad abitazioni, gli orari di apertura,
le caratteristiche degli impianti, oltre ad una stima del numero di avventori
presenti, nonché le caratteristiche di fonoisolamento offerte dalla struttura,
sono dunque elementi fondamentali da conoscere al fine di evitare l'insorgere di
fenomeni di disturbo a carico della popolazione residente.
Limitare i
conflitti, preservando un rapporto di buon vicinato rappresenta un
indispensabile presupposto per evitare il ricorso a litigi che spesso sfociano
nelle oramai assai diffuse proteste assunte in ambito amministrativo, attraverso
procedimenti instaurati dall'Autorità locale (Comune) o, nei casi più gravi,
dall'Autorità Giudiziaria, in conseguenza dei quali può anche essere motivato il
ricorso a forme restrittive, quali la chiusura anticipata dell'esercizio o il
sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.).
Tuttavia, affinché
si abbia a generare una condizione di disturbo, sono necessari almeno due
elementi, una sorgente sonora e una soggetto esposto. Ridurre i livelli di
rumore o evitare di esporre persone a livelli di rumore importanti nelle ore
notturne, allorquando è preminente l'esigenze di riposo, parrebbe dunque un
primo basilare elemento sul quale offrire risposta sia a quanti decidono di
intraprendere un'attività, sia per coloro che necessitano di usufruire della
propria dimora per le tradizionali attività domestiche.
A tal fine, le aree
residenziali non dovrebbero essere interessate da attività produttive rumorose
che si protraggano anche nelle ore notturne e le attività rumorose dovrebbero
poter trovare insediamento in aree isolate da abitazioni, al fine di proseguire
senza arrecare disturbo alla popolazione anche, se del caso, fino all'alba.
Cordiali saluti.
La Redazione:
22.04.2017
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