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Pretendere la riduzione del rumore è un diritto o
una concessione?
L’estate è tempo di sole, vacanze, divertimento ma è anche la stagione in cui crescono le segnalazioni di disagio lamentate dalla popolazione a causa dell’eccessiva rumorosità prodotta da attività produttive, dai condizionatori, oramai installati in quasi tutte le case, e da quei pubblici esercizi che organizzano manifestazioni all’aperto e concertini. Quasi mai alla richiesta di controllo segue, da parte degli organi preposti, una pronta ed efficace opera di contenimento di tali fenomeni rumorosi. Quali sono le cause? Rispondere a questa domanda che, credo, molti di coloro che vivono o, per meglio dire, soffrono questi problemi si pongono, non è semplice. A seguito dell’esito referendario del 1993, la competenza dei controlli ambientali è passata dalle Aziende Sanitarie Locali (ASL) alle Agenzie Regionali (o provinciali) per la Protezione dell’Ambiente (ARPA o APPA). Queste nuovi organismi hanno in capo la vigilanza e i controlli ambientali e, aspetto certamente più importante, la funzione di supportare le Amministrazioni locali nel difficile compito della prevenzione, con autonomia e nell’ambito di una specializzazione di eccellenza. Additare a tale sistema la carenza circa l’attuazione di numerose aspettative, fra cui quella di interventi mirati ed efficaci, non è corretto e, di certo, irriconoscente rispetto a quanti all’interno delle Agenzie lavorano con dedizione; va considerato, piuttosto, che l’impegno e rigore ambientale, da sempre, si scontrano con l’interesse della produzione e con una condotta di vita tesa più a perseguire gli interessi del presente che ai benefici futuri. Il risultato è che i disagi lamentati oggi sono frutto di scelte sconvenienti fatte ieri. Riversare quindi sulla sola opera repressiva il difficile compito di politiche ambientali rigorose non basta, è indispensabile, piuttosto, individuare delle regole utili affinché la maggior parte delle situazioni “a rischio” siano abolite sul nascere. Pensiamo, ad esempio, cosa accadrebbe se nell’ambito dell’inquinamento del suolo o delle acque l’opera di ripristino, a conseguenza di avvenuto sversamento di sostanze nocive, venisse avviata con rilevante ritardo; le conseguenze per l’ambiente e per la salute umana risulterebbero devastanti. Analogamente, in materia di rumore, intervenire tardivamente, al solo scopo di ricondurre la situazione denunciata entro mere soglie di accettabilità, non può che sortite ad una sorta di compromesso rispetto al beneficio altrimenti ottenibile se la strada, la fabbrica, la discoteca o il centro commerciale fossero situati ad adeguata distanza da abitazioni. Nella speranza che tutto questo un giorno possa accadere, sarebbe auspicabile che, una volta accertato il disagio, non si debbano attendere settimane, mesi se non, addirittura, anni prima di poter porre sulla vicenda la parola “fine”.
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