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Ultimo aggiornamento: 07 marzo 2021

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La risposta dell'esperto

A cura di Marcello Brugola

 

 

...A Perugia un nuovo minimetrò, ma che rumore! Parte seconda

 

Egregio Signor Paparelli,

il problema vedo che si complica ulteriormente, e ammetto che richiederebbe uno studio approfondito che esula tuttavia dallo scopo di questa rubrica, che dovrebbe fornire solo una schema generale comportamentale e non certo una relazione tecnica adeguata. Tuttavia mi esprimo volentieri a riguardo.

Secondo me l’impianto a fune non rientra né all’interno della categoria ferrotramviaria né di quella stradale, in quanto non è né uno né l’altro. È un impianto più simile ad una cabinovia, direi, e mi risulta che queste siano soggette a verifica di impatto acustico (e se di nuova costruzione anche ad altri innumerevoli obblighi).

Il fatto che poi l’impianto si possa spegnere ad una certa ora lo esclude di fatto da questi due altri sistemi di trasporto: la strada non è soggetta a fermi, la ferrovie a soli orari dettati dalle esigenze pratiche di percorrenza e solitamente durante la notte viaggiano i merci; solo i Tram e le metropolitane vengono fermati la notte, ma non mi sembra possano essere paragonati a questo impianto. Oltretutto gli Amministratori si stanno dimostrando (come sempre) due volte ottusi: il Regolamento Regionale n° 1 del 13-08-04 prescrive chiaramente che se la struttura è tramviaria si debba in via preventiva effettuare la valutazione revisionale di clima acustico, (che sicuramente non è stata fatta o fatta male) e quindi se affermano che questa è una tramvia, dimostrano di non averla eseguita, se invece negano che sia tranviari allora devono sottostare al criterio differenziale.

Tuttavia queste sono interpretazioni che lascio volentieri ad un legale, questo è solo un mio parere tecnico, dovrei leggere gli atti di causa.

Il consiglio che posso dare è che venga aperta (in parallelo con il ricorso al TAR) una causa civile contro il Comune per danno alla salute ex art 700, e che il quesito peritale faccia esplicito riferimento al criterio della normale tollerabilità: in questo modo il criterio differenziale sarebbe l’unico valido con buona pace degli Amministratori.

Il fatto che poi i lavori di bonifica costino più dell’opera, non mi stupisce: siamo in Italia, un paese dove i progetti pubblici difficilmente passano da tecnici competenti, più verosimilmente passano da tecnici con la stessa fede politica, indipendentemente dalle loro capacità, e questi non sono tenuti a fare le cose fatte bene: non servono, la parcella si riscuote comunque, figurarsi se si deve perdere tempo facendo una verifica seria delle problematiche acustiche (rientranti peraltro nelle cose complicate che nessuno conosce).

Cordiali saluti

 

P.S. Come avrà notato ho il dentino avvelenato nei confronti di alcuni personaggi che non sono all’altezza del compito a cui vengono chiamati, e con cui purtroppo molte volte mi tocca scontrarmi. Oltre che delle Università che sfornano gente al limite della decenza, il problema è degli Amministratori che preferiscono avvantaggiare gli amici piuttosto che fare concorsi seri.

Mi viene in mente che nell’antica Grecia gli Architetti che facevano un progetto dovevano calcolarne il costo, e se in fase di realizzazione esso veniva rispettato, venivano ripagati lautamente; se invece i costi lievitavano, allora dovevano pagare i surplus di tasca propria.

Perché non rifarlo? Vedremmo subito che è veramente in grado di progettare o meno.

In ogni caso, il problema mi ha incuriosito. Dato che sto seguendo la costruzione di un Hotel ad Arezzo, al prossimo viaggio mi prenderò un giorno per venire a Perugia a vedere l’impianto.


 

 

 

 

 

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