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Dall’Europa un nuovo strumento per fare politica

Dicembre 2009 - A cura di Luciano Mattevi
 

 

L’istituzione dell’Unione Europea nel 1993 non ha rappresentato per noi europei solo una grande opportunità di sviluppo culturale ed economico fra gli stati del “vecchio” continente che per lungo tempo si sono contrapposti in sanguinosi conflitti, per la supremazia territoriale e politica, di cui si sono fatti partecipi nel secolo scorso. La pace ha vinto e se questa è frutto della necessità espressa dalla competizione globale, poco importa.

In questa grande realtà in cui tutti gli Stati membri sono chiamati a rapportarsi nasce un nuovo modo di fare e applicare la politica, forse, a noi residenti su suolo italiano ancora poco diffuso, ossia di quella politica da e per il cittadino, in cui l’Istituzione non opera attraverso un sistema verticale, dall’alto verso il basso, ma si contrappone, sovvertendo le logiche consolidate, andando a proporre una nuova forma di potere, quello del cittadino, individuato quale attore principale per stimolare e rivendicare le politiche ambientali.

Da questa premessa pare difficile capire quale titolo abbia l’acustica; eppure, è proprio dall'acustica che dobbiamo partire per comprendere le nuove strategie ambientali che l’Unione Europea sta per ergere a baluardo del territorio e come stimolo allo sviluppo di nuove tecnologie, attraverso cui competere nell’economia del prossimo futuro.

Ma facciamo, prima, un piccolo passo indietro, al 18 luglio 2002, allorquando è entrata in vigore la Direttiva 2002/49/CE, relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. In Italia tale direttiva è stata recepita attraverso il D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 194.

La Direttiva 2002/49/CE mira a limitare il rumore cui sono esposte le persone nelle zone edificate, nei parchi pubblici o in altre zone silenziose degli agglomerati, nelle zone silenziose in aperta campagna, nei pressi delle scuole, degli ospedali e di altri edifici e zone particolarmente sensibili al rumore.

Fra gli adempimenti imposti dal citato provvedimento vi è quello di redigere le mappe acustiche (rappresentazione di dati relativi a una situazione di rumore esistente o prevista in una zona, relativa ad una determinata sorgente) e le mappe acustiche strategiche (mappe finalizzate alla determinazione dell'esposizione globale al rumore in una certa zona a causa di varie sorgenti di rumore). All’applicazione di tale adempimento sono interessate le città e aree metropolitane con oltre 250.000 abitanti, gli aeroporti con oltre 50.000 movimenti aerei, gli assi stradali con oltre 6 milioni di veicoli l’anno e gli assi ferroviari con oltre 60.000 transiti di convogli.

L’interrogativo che ora sorge è questo: per quale ragione questi soggetti devono redigere tale, apparente inutile, strumento? Le ragioni principali sono due.

La prima, certamente più concreta; perché sulla base delle indicazioni assunte dalle mappe verranno definiti i piani di azione, ossia i piani destinati a gestire i problemi di inquinamento acustico.

La seconda, meno formale ma altrettanto valida; perché con questo metodo si potrà offrire ai cittadini un adeguato strumento informativo circa la situazione di inquinamento alla quale sono esposti, nonché conoscere e valutare gli effetti degli eventuali sistemi di riduzione del rumore che verranno adottati. Infatti, è proprio grazie al contributo offerto dagli Stati e Paesi membri che l'Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA) ha recentemente pubblicato una mappa sul grado di inquinamento acustico prodotto dalle principali infrastrutture per il trasporto aereo, ferroviario e stradale in Europa. Il documento, che è consultabile all’indirizzo internet: http://noise.eionet.europa.eu/index.html, rappresenta il cuore pulsante di questo nuovo modo di amministrare il territorio o, se vogliamo utilizzare un termine inglese molto in voga di questi tempi, di “governance”.

Il cittadino viene posto al centro dell’azione politica, da lui stimolata e giudicata grazie all’esame delle azioni che i governi adotteranno per adempiere ai propri programmi. Uno strumento estremamente utile che potrà aiutare a far crescere il senso civico di una comunità evoluta ma anche un mezzo fondamentale per la sana gestione del bene comune, cerchiamo di farne buon uso.

 

 

 

 

 

 

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