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Inquinamento acustico: gli effetti sulla salute Febbraio 2015 - A cura della Dott.ssa Elena Cipani (sito web: elenacipanipsicologa.it)
L'inquinamento acustico non riguarda più in senso stretto il solo ambito della produzione industriale ma, nel senso più esteso del termine, la "civiltà moderna". Gli esempi di inquinamento acustico sono molteplici: si può spaziare da rumori legati all’uso di elettrodomestici (stereo e TV ad alto volume, vicini di casa rumorosi, tagliaerba o trapani usati in orari non appropriati), a rumori legati al traffico cittadino e ai sistemi di trasporto (ferrovie e traffico aereo), alla sempre maggior diffusione della “musicalizzazione” dei vari locali (ristoranti, negozi, il bar sottocasa). Tutto questo costituisce un fattore di aggravamento del rischio di sordità per quella consistente fascia di popolazione rappresentata dagli anziani i quali, proprio a causa dell'età avanzata, sono progressivamente soggetti a un naturale calo dell'udito, ma anche un fattore di sviluppo dello stesso rischio nei giovani, a causa anche della musica spesso ascoltata ad alto volume e all’esposizione lunga e ripetuta a suoni eccessivamente forti e violenti. Gli esperti ricordano che la frequente o continua esposizione a livelli sonori superiori a 85 deciBel può causare una perdita progressiva e grave dell'udito. Oltre al danno causato alla funzione uditiva, che è misurabile e quantificabile, ci sono altri effetti negativi provocati dall’inquinamento acustico sulla salute: effetti fisiologici: interessano in particolare il sistema cardiovascolare (innalzamento della frequenza cardiaca e della pressione sistolica), il sistema neurologico, il sistema endocrino, il sistema immunitario, l'apparato respiratorio (aumento della frequenza respiratoria) e quello digerente (disturbi digestivi, nausea). effetti psicologici: ansia, mal di testa, disturbi del sonno, depressione, stress, instabilità emotiva, disturbi sessuali, cambiamenti d'umore, aumento dell'aggressività e della conflittualità. Questo si ripercuote sulla vita quotidiana, sulla vita di relazione e sul rendimento lavorativo o scolastico dei soggetti. Infatti il rumore può interferire anche nella realizzazione di compiti quali la comprensione di un testo o l’esecuzione di calcoli matematici. Tra le reazioni al rumore più documentate si trova quella che è stata definita "annoyance": si tratta di una risposta al rumore che consiste in un sentimento di rancore, fastidio, disagio, malcontento od offesa che si manifesta quando uno stimolo rumoroso interferisce con qualsiasi pensiero o attività svolta. Alcuni studi hanno evidenziato inoltre come un’esposizione continua al rumore oltre determinate soglie possa causare disagio e disturbi generalizzati, indicando una particolare forma di malattia, denominata ‘sindrome da rumore’. In particolare essa si manifesta quando le persone dormono, causando forme di agitazione, sonno affannoso e intermittente con risvegli improvvisi provocando quindi disturbi del sonno. Se trascurati, questi elementi possono ripercuotersi a livello fisiologico e causare disturbi al sistema neurovegetativo, come crescita della tensione muscolare, aumento della produzione dell’ormone tiroideo e vasocostrizione a livello dei capillari. Il sistema uditivo può essere inteso come un sistema di avvertimento che, di fronte a determinati stimoli sonori e utilizzando il sistema nervoso, predispone l’individuo alla risposta: di conseguenza l’organismo si trova in stato costante di attivazione e stress. In generale vi è accordo nel considerare che i suoni intermittenti e imprevedibili siano quelli che rechino il maggiore disturbo, poiché provocherebbero di continuo fasi di adattamento: l’organismo nella sua totalità è costretto a subire il rumore e a cercare di ripristinare l’equilibrio precedente. Questo contribuisce a creare nel soggetto un costante stato di allerta. Se invece il rumore è costante, l’organismo è in grado di adattarsi più facilmente alla nuova situazione e di continuare, dopo questa fase, a lavorare. L’Istituto di Medicina del Lavoro di Trieste ha condotto un’indagine che ha messo in relazione il consumo di psicofarmaci con la rumorosità dell’ambiente, rilevando che le vendite di tranquillanti risultano significativamente superiori in zone particolarmente soggette ad inquinamento sonoro. Altri studi hanno valutato la differente influenza sul sistema nervoso centrale di differenti tipi di musica quali la musica rock e la musica a componente fortemente melodica e simmetrica. Una caratteristica fondamentale dei ritmi rock è la loro ripetitività e l’uso di tonalità in grado di suscitare reazioni d’allarme, di sovrastimolare il cervello, rendendolo attento soltanto a quegli stimoli che superano una certa soglia, divenuta più alta a causa dell’esposizione al suono stesso. Effetto opposto a quello dovuto alla musica rock viene prodotto da quel tipo di musica che ha il potere di calmare e rilassare, che si basa su componenti melodiche, prive di toni alti e di ritmi martellanti. Il rumore è molto differente rispetto ad altri tipi di stress ambientali, poiché è considerato spesso solo un fastidio piuttosto che una vera e propria fonte di rischio. Forse questo accade perché gli effetti del rumore si manifestano spesso in maniera cronica e cumulativa piuttosto che immediata e acuta. L’esposizione a fonti sonore molto intense e improvvise può però avere effetti particolarmente nocivi, provocando danni anche irreversibili all’apparato uditivo. Inoltre, anche se l’intensità del suono si mantiene al di sotto dei “livelli di guardia”, essa può essere fonte di disturbo e avere gravi conseguenze a livello psicologico sulle reazioni, i comportamenti, il benessere delle persone, quindi, in generale, sulla qualità della vita.
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