Gent.ma Signora Elvira,
cogliamo l'occasione della Sua lettera, inviata
anche alla
rubrica di Radio Capital "condomini", per esporre alcune
considerazioni che si limitano tuttavia a considerare i disagi provocati
dai rumori tra vicini, mentre invitiamo ad un approfondimento con un
legale le questioni legate alle vessazioni e alle azioni di "stolking"
semmai intraprese dai vicini.
Viene spesso lamentata da parte dei nostri
Lettori i disagi provocati dai vicini a causa di rumori
provocati senza apparente motivo. In questi casi, sono frutto di una
scarsa "buona
educazione" e "senso civico" i quali, pur variando
per discordanze di interessi e per diversità culturali, difficilmente
possono essere imposti mentre è possibile stimolati attraverso un
percorso educativo assunto durante le diverse fasi dell'età
evolutiva di una persona. Da bambini nelle scuole, da adulti attraverso
un percorso che le Istituzioni potrebbero promuovere in occasione di
determinati appuntamenti che coinvolgono la vita sociale. Ad esempio in
occasione dei percorsi formativi professionali o, nel caso di persone
straniere, attraverso appuntamenti di "educazione civica", nel
corso dei quali insegnare le norme di pacifica convivenza legate
anche ad una diversa cultura locale.
Non deve perciò stupire se, in assenza di
tale processo educativo, alcuni individui assumono a carico di
altri atteggiamenti prevaricatori che possono indurre disagi anche di
natura psicologica. Tra questi, quelli provocati da rumori
strettamente non
necessari, dalla scarsa cura degli spazi comuni, dal rispetto delle
esigenze di coloro che vivono accanto.
Un tempo, l'educazione civica rientrava nei
programmi formativi della scuola primaria, al fine di rendere edotte le
nuove generazione dei Diritti e dei Doveri di ogni
cittadino. Col tempo tale materia ha conosciuto periodi di declino,
anche se a partire dal 2020 è ritornata ad essere valorizzata attraverso
un rinnovato programma volto a formare dei cittadini responsabili nelle
attività della vita quotidiana.
Certamente, la soluzione a tali situazioni
non risiede unicamente in questa premessa anche se indubbiamente ne
rappresenta un tassello importante, come dimostra la significativa
differenza che ciascuno di noi può aver avuto occasione di sperimentare
visitando alcuni Paesi del Nord-Europa nei quali tali sensibilità
sociali sono maggiormente sviluppate.
Sembra infatti sussistere una qualche
relazione tra livelli di rumore e sensibilità e organizzazione delle
attività sociali. Aree antropiche rumorose sono spesso accompagnate
da comportamenti sociali inclini al rigore, alla razionalità,
all'efficienza, al rispetto delle esigenze altrui, elementi questi che
contrastano con la crescita e lo sviluppo di un senso di benessere e di
sicurezza percepita.
Intervenire per cercare quantomeno di
calmierare tali situazioni di disagio è spesso difficile, poiché è
talmente permeata nella cultura della nostra società che la vigilanza e
repressione di siffatti comportamenti vengono considerate spesso
questioni secondari, poco meritevoli di attenzione per giustificare
l'avvio di azioni rigorose volte a prevenire e, se del caso, proteggere
le vittime di questi soprusi, nonostante il nostro Ordinamento penale,
attraverso il Codice Rocco promulgato nel lontano 1930, punisca
la manifestazione di rumori che possono nuocere al disturbo della quiete
e al riposo delle persone (articolo 659 C.P.).
Disporre della presenza di figure sensibili
ed autorevoli preposti all'ordine e alla sicurezza pubblica rappresenta,
in qualche misura, un primo passo per favorire un benessere sociale che
consolidi la Pace tra i diversi individui, senza dover ricorrere
all'avvio di procedimenti formali.
Per comprendere invece quali azioni
potrebbero essere specificatamente intraprese per rivendicare i disagi
da rumore, riteniamo utile proporre la lettura degli articoli di
approfondimento presentati in calce.
_____________________
Ulteriori approfondimenti
-
Come provare i rumori molesti
-
Liti tra vicini di casa: come gestirle