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L’acustica, dalle origini ai giorni nostri
Giugno 2007 - A cura di Luciano Mattevi
 

 

Fin dalle origini l’uomo è accompagnato da fenomeni sonori, la maggior parte di questi sono prodotti da eventi naturali (climatici, ambientali, prodotti dagli animali), altri invece sono creati dall'azione diretta dell'uomo (impatti, scuotimenti, impianti tecncologici).

L’organo dell’udito svolge durante la nostra esistenza la preziosa, quanto indispensabile, funzione di percepire l’ambiente che ci circonda e, nel contempo, è lo strumento attraverso cui riusciamo a comunicare, grazie alla parola.

Attraverso l’orecchio, l’uomo primitivo poteva scorgere i pericoli che arrivavano dai predatori ma anche cacciare gli animali di cui si cibava.

Da quando l’uomo ha iniziato a lavorare le pietre, facendole cozzare l’una contro l’altra per creare i primi rudimentali attrezzi, ha avuto origine la più arcaica forma di quello che noi comunemente chiamiamo inquinamento fonico.

I primi addensamenti abitativi e le prime forme di attività organizzata hanno provocato quel fenomeno, prima sconosciuto, che da allora accompagna la nostra esistenza, il rumore, il quale se, per certi versi, costituiva l’inevitabile conseguenza del progresso, dall’altro si comprendeva l'importanza di quanto fosse necessario limitarlo, poiché possibile responsabile del degrado della qualità della vita. Già in epoca romana furono emanate delle specifiche norme che, ad esempio, sancivano il divieto di circolazione dei carri, in determinate ore della giornata, all’interno dei quartieri ove risiedevano i cittadini più illustri di Roma.

Per lungo tempo la gran parte della popolazione è stata costretta a lavorare in condizioni igienico-sanitarie precarie. L'apice di questo degrado è stato raggiunto con l’arrivo dei primi insediamenti industriali nei quali si faceva uso di potenti macchinari che permettevano di aumentare notevolmente la produzione anche avvalendosi di poche persone, le quali erano esposte, tuttavia, a condizioni di lavoro precarie anche per gli alti livelli di rumore.

Per decenni il rumore veniva considerato parte integrante di certe attività, una condizione imprescindibile e inevitabile, in altre parole, veniva considerato il prezzo del progresso. Solamente in epoca recente, verso la metà degli anni ’50, in Italia si comincia a regolamentare l’igiene negli ambienti di lavoro, anche con riguardo alla problematica del rumore.

Solamente agli inizi degli anni ’90, tuttavia, vengono emanate norme che indicano specifici vincoli e limiti ai livelli di esposizione al rumore negli ambienti di vita e in quelli di lavoro. In altre parole, solo quest’ultima generazione di individui può godere, già all’inizio della propria attività lavorativa, di una specifica otoprotezione, mentre per molti di noi e dei nostri padri ciò non è stato possibile in quanto non esisteva l’obbligo di una valutazione preventiva ne si conosceva quali conseguenze avrebbe potuto provocare lo svolgimento di un’attività senza un’adeguata protezione.

Il futuro che ci attende può essere considerato, per certi versi, rassicurante grazie al notevole progresso tecnico dei processi produttivi e all’adozione di nuovi strumenti diagnostici, oltreché un’accresciuta sensibilità da parte della popolazione esposta. Gestire al meglio il futuro dipende, in ogni caso, da noi e da come saremo capaci di insegnare alle generazioni future una condizione sociale in grado di garantire loro una vita migliore.
 

 

 

 

 

 

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