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Rumore: quantità e udibilità alla base di un efficace intervento di insonorizzazioneLuglio 2020 - A cura di Filiberto Pisoni - Tecnico impiantista (mail: filiberto.pisoni@fastwebnet.it)
Coloro che operano nel campo dell’acustica con riferimento al disturbo avranno prima o poi costatato che, a parità di livello sonoro, non tutti i rumori sono lamentati in egual misura, giacché alcuni fenomeni, più di altri, offrono una percezione sgradevole, corrispondente ad una sgradita immissione: novità invadente ed estranea a quel luogo rispetto al panorama sonoro preesistente. In questi casi, quando viene chiesto al tecnico acustico di intervenire per risolvere il disagio con un intervento di mitigazione per ricondurre a livelli quantomeno tollerabili il rumore immesso, sia le persone esposte al rumore che chi ne è il responsabile chiedono “semplicemente” che il disturbo cessi: infatti è con la accettazione dell’immissione così ridotta che il problema è veramente risolto. Partendo da tale obiettivo è importante sviluppare l’intervento di insonorizzazione in modo tale che i risultati di analisi valutino non solo il livello di immissione, ma si spingano nella prospettiva di “togliere” la percezione della sorgente estranea e, quindi, cercare se non di eliminare, almeno di contenere il disturbo. Per questo, è necessario dapprima riuscire a quantificare con sufficiente approssimazione la reale sensazione sonora provocata dalla specifica sorgente. E’ necessario quindi “progettare” l’insonorizzazione tenendo conto di quella parte di immissione che si distingue dal rumore di fondo, andando alla ricerca della maggiore efficacia, per tendere a ridurre il rischio di lasciare pressoché irrisolto il problema se non di Diritto, almeno di fatto: non sono infatti rari i casi in cui interventi con riduzioni anche importanti del livello generale immesso al ricettore producono addirittura un aggravio del disturbo, con insoddisfazione di tutti. Per evitare ciò, non ci si può limitare al solo rispetto della soglia di rumore stabilita all’interno della sfera del Diritto, ma ci si deve spingere oltre, andando alla ricerca del benessere della persona esposta dal cui giudizio - che non può per questo essere tralasciato - trarre le necessarie indicazioni su quali sono le componenti disturbanti del rumore. Anzi, la sua descrizione deve diventare un prezioso strumento per conseguire l’obiettivo di mitigare efficacemente l’immissione. Per quantificare l’immissione di rumore, è perciò utile partire ponendo in relazione i valori delle risultanze delle analisi del rumore disturbante con quelli del rumore di fondo su cui si innesta. A tal riguardo, può essere utile partire analizzando la distribuzione statistica dei livelli di pressione sonora immessi dalla sorgente, grazie alla quale potremo anche progettare l’insonorizzazione su una stima più completa e precisa del livello immesso. Successivamente, attraverso il confronto delle distribuzioni dei livelli di pressione sonora potrà essere ricavata la dinamica dell’immissione e la percentuale degli eventi acustici in cui questa è presente. Ma spesso non basta voler limitarsi alla riduzione del solo livello di immissione globale, espresso attraverso il confronto di livelli percentili (LN) o come media energetica del periodo di misura (LAeq) per evitare che la sonorità della sorgente permanga percettivamente in primo piano. Ciò avviene, ad esempio, quando la sorgente si immette su porzioni dello spettro acusticamente “libere” del rumore di fondo (come per il cinguettio degli uccelli in ambiente urbano), oppure allorquando l’immissione è concentrata su toni puri o sulle loro armoniche ed anche quando la specifica sorgente assume il completo controllo di una banda in terzi d’ottava con incrementi superiori ai 10 dB rispetto al rispettivo livello del fondo. Almeno in questi casi, in assenza di altre sorgenti che “mascherano” la predominanza del rumore, il disturbato sarà propenso a concentrare la sua attenzione sulla sorgente del rumore, la quale risulterà di fatto inseparabile dagli altri eventi che caratterizzano il panorama sonoro di quel determinato luogo. Quando una sorgente “invasiva” che non si integra nel panorama sonoro genera disturbo, può essere risolutivo realizzare un intervento agendo sulle frequenze caratteristiche della sorgente. In questi casi, per valutare la presenza delle sonorità della sorgente e per quantificare i livelli da attribuirle, diviene utile avvalersi dell’analisi comparativa sulle distribuzioni statistiche dei livelli in terzi d’ottava. Questa analisi, ponendo in rapporto le bande investite dai livelli dell’immissione con quelle corrispondenti del rumore di fondo, ricaverà per semplice differenza il valore da porre alla base del progetto di riduzione della sonorità. La scelta dei livelli percentili (LN) con cui descrivere i livelli delle bande dell’immissione e del fondo è molto importante perché è da questa che dipende la definizione dell’obiettivo dell’intervento di mitigazione. L’obiettivo non è scontato né standardizzabile perché farlo coincidere con l’effettivo riportare alla tollerabilità l’immissione dipende da più fattori: senz’altro un peso va’ dato alle caratteristiche proprie dello stesso rumore e per questo ci si può basare su valutazioni di analisi che forniscono gli studi della psicoacustica; un peso va’ stimato rispetto all’ambiente in cui l’immissione avviene e per ultimo, ma forse il più importante dei fattori da computare per la definizione dei livelli-obiettivo, è la repulsione che le persone possono aver maturato per l’immissione in analisi. Va’ osservato che le persone normalmente tollerano senza neanche pensare di lamentarsi numerosissime novità acusticamente anche importanti e che se l’intervento è tempestivo può essere sufficiente ridurre una immissione fastidiosa ad un livello che la renda una fra le altre. Ma l’immissione che supera la soglia della tollerabilità, passando per il fastidio e producendo dopo poco la repulsione, amplificata magari dall’arroganza del disturbatore cui si somma la violenta imposizione per mesi o anni, richiederà ben diversa considerazione nella scelta dell’obiettivo su cui mirare l’insonorizzazione, se questo vuole essere il rientro effettivo nella tollerabilità intesa come il porre fine al ché l’immissione rechi nocumento alla salute della persona. Ad esempio in assenza di repulsione all’immissione, per rappresentare i livelli delle bande caratteristiche della specifica sorgente di rumore può essere scelto il percentile L5 che rappresenta il livello quasi massimo mentre se per il livello della banda corrispondente del rumore di fondo assumeremo il percentile L95 avremo abbastanza ben rappresentato il livello oltre cui la sorgente immette sonorità distintamente udibili. L’obiettivo della bonifica sarà allora quello di ridurre il livello dell’immissione computato quando questa è forte fino a coincidere con il livello del fondo quando è basso, in modo tale che l’incremento della banda caratteristica sia superiore ai 3 deciBel solo quando contemporaneamente l’immissione supera L5 ed il fondo è più basso di L95. Se i livelli in banda acquisiti sono rappresentativi, si sarà così previsto che la sonorità della sorgente possa essere ancora preminente nel 2,5% degli eventi sonori in esame. Questo perché la probabilità che le due condizioni indipendenti si verifichino contemporaneamente è pari al prodotto delle probabilità che si verifichi ciascuna di esse:
[P(Fondo<L95) ∩ P(Imm>L5) = P(Fondo<L95)*P(Imm>L5)]
Nel questo caso proposto: 0,05*0,05 = 0.025 Va’ chiarito che, così facendo, avremo atteso il risultato di impedire alla sonorità della sorgente di incombere quale sonorità più importante nel complesso assieme delle altre decine di sonorità che costituiscono il panorama sonoro. Se dovessimo invece, come nel caso in cui l’inquinante riscontrasse una repulsione tale da incidere compromettendola sulla salute psicofisica della persona colpita, eliminare dall’udibilità un rumore con caratteristici toni puri, i suoi livelli massimi in banda di terzi d’ottava dovranno essere ridotti quantomeno di ulteriori 10 deciBel oltre le previsioni precedentemente esposte. Riconoscere all’interno dell’analisi del rumore le frequenze caratteristiche, il loro andamento nel tempo e l’entità di quanto debbano essere ridotte, fornisce una base solida di dati oggettivi che consente sia di ricercare quali sono i componenti meccanico-fisici della sorgente di rumore all’origine delle sonorità disturbanti sia di progettare l’opera di bonifica concentrando l’attenzione direttamente su quei componenti che sono in diretta correlazione con l’efficacia dell’intervento. Il progetto di bonifica potrà così fondarsi su dati puntuali, indicativi e facilmente confrontabili, utilizzabili direttamente alla base del calcolo utile per predire il risultato di un intervento diretto alla riduzione delle vibrazioni che danno origine alla pressione acustica, in ossequio alla regola generale delle insonorizzazioni che impone di prediligere quegli interventi da eseguire direttamente o in vicinanza “alla fonte” del rumore, a partire dalla riduzione delle vibrazioni. E’ di comune esperienza, infatti, che quando l’intervento di riduzione del rumore viene realizzato “lontano” dalla sorgente, rinunciando così ad intervenire dove il fenomeno vibratorio ha origine, non solo diviene difficile riuscire a prevederne la reale efficacia, a causa delle numerose variabili che contraddistinguono il funzionamento dei singoli elementi che sono all’origine del fenomeno vibratorio, ma spesso tale approccio non offre una soluzione radicale del rumore, limita la sua efficacia, non offre risposta in termini di “qualità sonora” ed i costi possono persino risultare più elevati.
Approfondimenti
» La tollerabilità giudiziaria delle immissioni di rumore: proposta del criterio della tolleranza. A cura di Giorgio Campolongo
» La fonometria dinamica per la valutazione delle immissioni analoga all'olfattometria dinamica. A cura di Giorgio Campolongo
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