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Gli effetti del rumore sul sonno Aprile 2015 - A cura della Dott.ssa Elena Cipani - psicologa (sito web: elenacipanipsicologa.it)
In alcuni Paesi dell’Unione Europea una parte della popolazione potrebbe essere esposta a livelli di rumore notturno pericolosi per la salute e il benessere. Per esempio, in uno studio condotto nel 2003 nei Paesi Bassi, il 25% delle persone ha dichiarato che il proprio sonno è altamente disturbato dal rumore esterno, contro una percentuale del 17% nel 1998. Questo confermerebbe che i contesti urbani tendono a essere sempre più rumorosi; e le previsioni per il futuro non sono rosee: il traffico aereo e ferroviario notturni è destinato ad aumentare in modo sensibile entro il 2030. Sono stati evidenziati vari effetti del rumore che riguardano sia il tempo di addormentamento che le interferenze durante il sonno stesso. Particolarmente rilevante è il fatto che il tempo di addormentamento risulti prolungato. Inoltre ci può essere la necessità di assumere farmaci e di utilizzare inserti auricolari, spesso fastidiosi, per poter raggiungere lo stato del sonno. Al contrario, è stata riscontrata una riduzione del tempo necessario per addormentarsi in bambini che dormono in una stanza più tranquilla rispetto ad una rumorosa ed in adulti che dormono con le finestre chiuse piuttosto che aperte. La prima ora di sonno è la più profonda e riposatrice. La durata del sonno può essere ridotta da un addormentamento più tardivo e da un risveglio più precoce, in presenza di rumore. Accade anche che singoli eventi rumorosi notturni, specie quelli che si verificano prima dell’alba o al momento di addormentarsi, possano provocare impedimento totale al sonno, con conseguenze assai maggiori (più che proporzionali) in termini di diminuzione della capacità di lavoro, della vigilanza diurna, dell’accrescimento del tasso di incidenti. In riferimento a quanto accade durante il sonno è stato rilevato un aumento del numero di risvegli conseguenti all’esposizione al rumore intermittente a 50 e 60 dB(A). Sono anche stati rilevati cambiamenti della struttura del sonno, da un sonno profondo verso un sonno più leggero, per livelli di rumore superiori a 40 dB(A), in particolare per il rumore da traffico stradale, ferroviario ed aereo. Il rumore determina quindi cambiamenti nella distribuzione degli stadi del sonno. Durante il sonno sono stati identificati quattro stadi che si differenziano principalmente in base al tipo di onde registrate attraverso l’elettroencefalogramma e in base al livello di attivazione muscolare. Fondamentale, oltre a questi quattro stadi, è lo stadio REM che prende il nome dai movimenti rapidi oculari: si caratterizza per la paralisi dei muscoli (per evitare di mimare i sogni) perché è quella fase del sonno in cui si verificano prevalentemente i sogni, fase in cui i contenuti inconsci possono emergere. In questo stadio il cervello consuma ossigeno e glucosio come se il soggetto fosse sveglio e stesse svolgendo un’attività intellettuale. Se ci si sveglia in questa fase si è perfettamente orientati e il sogno viene ricordato. Il sonno ha fondamentali funzioni ristoratrici che può mantenere solo se vengono rispettate le sue regole organizzative fondamentali: un ambiente rumoroso determina una riduzione del sonno profondo (stadi 3 e 4) e del sonno REM, un’espansione progressiva del sonno leggero (stadi 1 e 2) ed un aumento della veglia notturna. E’ possibile che si verifichino situazioni in cui, in seguito all’alterazione del sonno REM, sia drasticamente diminuita la capacità di sognare. Si è evidenziato che rumori continui incidono principalmente sul sonno REM, mentre rumori intermittenti disturbano, oltre al sonno REM, anche gli stadi 3 e 4 del sonno. Indicatori oggettivi del disturbo del sonno indotto dal rumore sono considerati i movimenti del corpo durante il sonno e sono spesso associati al numero di risvegli, a mutamenti degli stadi del sonno ed alla profondità del sonno stesso. In particolare: fino a 30 deciBel non si osservano sostanziali effetti biologici, tra 30 e 40 deciBel aumentano i movimenti del corpo, i risvegli, i disturbi del sonno, l’eccitazione. Gli effetti sembrano modesti, ma non si può escludere che i gruppi vulnerabili ne risentano in misura maggiore; tra 40 e 55 deciBel c’è un marcato aumento degli effetti negativi; la maggior parte delle persone esposte ne risente e si adatta a convivere con il rumore. I gruppi vulnerabili, a questo livello di esposizione, sono severamente colpiti; sopra 55 deciBel la situazione è considerata pericolosa a livello di salute pubblica. Gli effetti avversi sono frequenti e il sistema cardiovascolare comincia a essere sotto stress. Lo stress cardiovascolare è l’effetto dominante. Esistono effetti a lungo termine derivanti dal disturbo del sonno provocato dal rumore: alcuni risultati indicano un deterioramento permanente della struttura del sonno. Per la prevenzione primaria degli effetti collaterali sub-clinici del rumore notturno la popolazione non dovrebbe essere esposta a livelli che superano i 30 deciBel durante la notte, considerata la soglia massima per proteggere i cittadini, compresi i gruppi più vulnerabili (i bambini, gli anziani, le donne incinte e i lavoratori a turno sono le categorie più vulnerabili al rumore notturno e quindi più a rischio). Il sonno è uno stato fisiologico che necessita della sua integrità per consentire le normali funzioni di recupero dell’organismo. La sua riduzione o l’interruzione sono dannose a lungo termine, dato che la privazione parziale ma cronica del sonno induce marcata stanchezza, riduce l’attenzione, le prestazioni diurne, provoca irritabilità compromettendo quindi lo stato di salute della persona.
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