La
risposta dell'esperto
A cura di
Marcello Brugola
...Misurazioni dell'ARPA inadeguate meritano un ricorso?
Egregio Signor Binda,
il problema dell’ARPA è che deve seguire rigidamente la
legislazione amministrativa, ovvero il D.P.C.M. 1/03/1997 che fissa delle soglie
sotto le quali il rumore è considerato accettabile, e quindi NON è da verificare
il differenziale.
Anche se può sembrare pazzesco, se Lei vive in un bosco con una
quiete assoluta, se il rumore non supera un determinato livello il fattore
incrementale non è valutato, anche se ipoteticamente è oltre 10 dB.
L’unico modo per uscire da questa situazione è purtroppo una
causa civile, in quanto il criterio giurisprudenziale della “normale
tollerabilità” non fa mai riferimento a soglie di accettabilità ma solo al
calcolo del differenziale tra il valore di emissione della sorgente e quello del
rumore di fondo nel ricettore, valutato come il valore esistente nel 95% del
tempo di misura.
Tali parametri consentono quindi l’assoluta certezza della
valutazione reale del fattore incrementale.
Il problema è ovviamente il costo dell’azione legale, tenga però
presente che solitamente le spese sono messe a carico o solidale (50%) oppure
integralmente al perdente.
Prima di partire con l’azione legale suggerirei un rilievo
eseguito da un Collega e quindi una lettera (da parte di un Legale) che chieda
di intervenire in via bonaria, minacciando successivamente la vera e propria
azione coercitoria.